Euristiche… ne avete mai sentito parlare?

Introduzione

Avete mai sentito parlare di euristiche?

Chi ha fatto psicologia sociale probabilmente sì, ma niente paura: in questo articolo non voglio farvi una lezione di psicologia sociale, ma voglio parlare delle euristiche, perché sono cose che mettiamo in pratica nel nostro quotidiano inconsciamente e mi piaceva l’idea di spiegarvele, un modo per essere più consapevoli di come ragiona il nostro cervello, cosa che potrebbe tornare utile, in alcuni casi anche quando andiamo a comprare qualcosa; ma basta con le chiacchiere ed entriamo nel vivo dell’articolo.

Cosa sono le euristiche?

In maniera più semplicemente possibile vi dico che le euristiche sono delle scorciatoie che il nostro cervello mette in pratica per elaborare tutte le informazioni che riceve.

Infatti l’elaborazione delle informazioni è un processo complesso e delicato; se noi vorremmo analizzare tutto ciò che ci accade intorno, passeremo la nostra vita ad elaborare informazioni e prima di prendere una qualsiasi decisione chissà quanto tempo passerebbe.

Per spiegarmi meglio, se adesso siete concentrati nella lettura di questo articolo e volete capirlo bene, il nostro cervello è focalizzato su questa cosa e fa meno caso alle altre cose che ci accadono intorno, o ancora un altro esempio potrebbe essere quando andavate o siete a scuola, per chi va ancora a scuola, sicuramente in questo contesto si è concentrati nell’ascoltare ciò che spiega il Professore e quindi non badate a ciò che si stanno dicendo 2 amici seduti poco distanti da voi.

questo processo di elaborazione delle informazioni o di semplificazione delle informazioni, utile e fondamentale, può però indurci in errore, un po’ come quando ci facciamo un’opinione di qualcosa o qualcuno che poi si rivela sbagliata.

Di euristiche ce ne sono tante, proviamo a scoprire qualcuna insieme e vedrete che vi accorgerete che anche voi le avete usate senza sapere cosa fossero.

  • Euristica della rappresentatività;
    Secondo Tversky e Kahneman (1974), le persone utilizzano scorciatoie di pensiero quando devono quando devono fare inferenze sulla rappresentatività ovvero sulla probabilità che un certo evento o esemplare appartenga a una determinata categoria.
    Per farvi un esempio si riporta un esperimento fatto proprio da Kahneman e Tversky (1973) in cui chiesero alle persone che partecipavano ai loro esperimenti di stabilire se la descrizione di un individuo
    corrispondesse a quella di un ingegnere piuttosto che di un avvocato. Il profilo veniva estratto a caso tra 100 profili di professionisti riguardanti ingegneri o avvocati. I partecipanti erano assegnati a una delle due condizioni sperimentali: a metà dei partecipanti veniva detto che, dell’insieme di 100 profili, 30 erano relativi a ingegneri e 70 ad avvocati. Ai restanti partecipanti veniva detto invece, che nell’insieme di 100 profili, 70 erano ingegneri e 30 avvocati.
    Veniva poi estratto il seguente profilo:“Jack ha 45 anni. È sposato e ha 4 figli. Di solito è moderato, prudente e ambizioso. Non ha interessi di tipo sociopolitico e passa la maggior parte del suo tempo libero con hobby come il bricolage, la vela e gli enigmi matematici”.
    Secondo voi che lavoro farà Jack?
    Provate a rispondere e poi continuate a leggere, così potrete vedere se vi ritrovate nel risultato dell’esperimento.
    I risultati mostrano come la maggior parte dei partecipanti considerano Jack un ingegnere, senza significative differenze tra i due gruppi sperimentali.
    In altre parole, le persone sembrano basarsi prevalentemente sul dato a disposizione quindi la descrizione di Jack senza essere influenzati dalla conoscenza della proporzione di ingegneri nel campione, ossia che la probabilità a priori che si tratti di un ingegnere sia 0,70 piuttosto che 0,30. Sulla base di
    queste evidenze empiriche, gli autori concludono che le risposte siano fornite sulla base della somiglianza tra la descrizione e le credenze (come gli stereotipi) generali applicabili alla categoria professionale in questione (sulla presunta “rappresentatività” del profilo, in questo caso). Gli individui non terrebbero in considerazione la probabilità a priori di un’ipotesi, il dato riguardante le caratteristiche della distribuzione. Dunque, l’essere umano sembra compiere le proprie valutazioni e ragionare applicando delle scorciatoie di pensiero sicuramente euristiche ma lontane da quanto previsto dalla teoria della probabilità.
  • Euristica della disponibilità;
    Questa euristica viene attivata nel momento in cui le persone devono valutare la frequenza oppure la probabilità di un evento.
    In questo caso il giudizio è basato sulla facilità e rapidità con cui vengono in mente esempi associati alla categoria del giudizio in questione (Tversky & Kahneman, 1973). L’euristica della disponibilità radica la nostra stima probabilistica nell’esperienza del mondo e quindi nella nostra memoria. Così, se alcuni eventi si ricordano con facilità, le persone saranno propense a presupporre che la categoria a cui appartengono sia ampia. Numerose sono le situazioni in cui tale euristica è impiegata, anche se talvolta ciò che viene ricordato con facilità non è caratteristico del quadro generale. Ad esempio, l’impiego dell’euristica della disponibilità ha condotto a conclusioni errate quando alla popolazione statunitense fu chiesto di indicare quale fosse la causa di morte più diffusa negli Stati Uniti. Secondo la maggior parte degli intervistati le morti a seguito di incendi erano più frequenti rispetto a quelle per annegamento, questo risultato sarebbe dovuto al fatto che si ricordano con più facilità esempi di morti di persone decedute a causa di incendi, in quanto simili eventi sono riportati con frequenza dai mass media.
  • Euristica dell’ancoraggio e dell’accomodamento;
    Questa euristica di solito viene applicata quando dobbiamo esprimere giudizi sulla base delle informazioni ambigue o incerte. In queste circostanze riduciamo l’ambiguità cercando dei punti di riferimento a cui ancorarci, appunto.

Esempio:

Supponiamo di voler acquistare un nuovo prodotto su un sito on-line e di non avere nessuna idea sul suo prezzo. Durante la ricerca, sullo schermo compaiono prodotti simili con i relativi prezzi.

Sulla base di questo punto di riferimento facciamo delle considerazioni ed elaboriamo una prima stima della cifra attorno cui dovrebbe aggirarsi il prezzo del nostro prodotto. L’ancora cognitiva influenzerà poi la percezione del prezzo del nostro prodotto (“è economico”;“ è troppo caro”). In altre parole, abbiamo ancorato il nostro giudizio a una conoscenza nota e l’abbiamo accomodato sulla base di altre informazioni pertinenti.

Questa euristica è utilizzata molto nel l’ambito del marketing digitale.

Infatti se pensiamo ai numerosi casi in cui se ad esempio, vediamo un prezzo di partenza del prodotto di 800 euro poi scontato a 500 euro, anche se probabilmente la seconda cifra è ancora alta , siccome usiamo 900 euro come ancora cognitiva, ci sembrerà di fare un grosso affare. Lo stesso tipo di strategia è spesso utilizzata anche quando dobbiamo prendere decisioni sulle altre persone, sui loro comportamenti e tratti.

Un importante punto di riferimento sullabase del quale stimiamo il comportamento degli altri è rappresentato dal Sé (Fong & Markus, 1982). Così tenderemo a giudicare l’aggressività o la timidezza di una persona a partire da quanto noi stessi riteniamo di possedere tali caratteristiche(Eply et al., 2004).

I giudizi possono altresì essere ancorati a dettagli irrilevanti di una data situazione che suggeriscono un punto di riferimento iniziale. Ad esempio Greenberg e colleghi (1986)chiesero a dei partecipanti di simulare i lavori di una giuria.

I risultati della ricerca mostrano che l’ordine con cui emettevano i

giudizi aveva un’influenza significativa sulla severità delle pene.

Quando partivano con i reati più gravi tendevano a emettere giudizi più severi anche con altri tipi di reato.

Invece, accadeva il contrario quando partivano con i reati più lievi: emettevano sentenze più lievi anche per i reati più gravi. A partire da questo esempio sono facilmente intuibili i risvolti dell’ancoraggio e dell’accomodamento nel mondo dell’informazione: il modo in cui le domande di un sondaggio sono poste o il modo in cui sono previste le modalità di risposta possono produrre dei giudizi interpretabili alla luce di questa euristica.

Conclusioni

Ci sono anche altre euristiche, ma non le ho riportate tutte, per non rischiare di fare un articolo troppo lungo.

se l’argomento vi interessa, possiamo sempre riprenderlo con altri articoli.

Nota 1:

alcune parti di questo testo sono prese dal libro Psicologia sociale dei media digitali.

Nota 2:

La parola “et al” che avete trovato in questo articolo si utilizza quando gli autori sono più di 3, per non citarli tutti si usa solo il primo citato nel documento e poi si aggiunge “et al”; non ho voluto usare altre parole in sostituzione, perché trovo bello e interessante quando si possono imparare cose nuove e adesso chi ha letto questo articolo, se non sapeva cosa fosse la parola “et al”, ora la conosce e quando leggerà un libro che dovesse riportarla non si troverà impreparato.